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NON TUTTI I PIRATI VENGONO PER NUOCERE

IL RUOLO DELLA PIRATERIA NELLA NEW ECONOMY

Nel Gennaio 2011, durante la sua prima visita in USA con l’amministrazione Obama, il presidente cinese Hu Jintao ha dovuto affrontare le lamentele di Steve Ballmer, amministratore delegato della Microsoft. In Cina pare che 9 copie su 10 di Windows siano pirata, Windows è il sistema operativo più diffuso in Cina, dove lavorano centinai di milioni di computer. Le amministrazioni USA fanno spesso pressioni sulla Cina affinché il rispetto della proprietà intellettuale sia garantito e passi avanti in questo senso sono stati richiesti anche dal WTO.

La pirateria è un fenomeno enorme in Cina, dove la maggior parte delle persone che usa un pc non ha la possibilità di acquistare licenze regolari, ma è un fenomeno molto diffuso in tutto il mondo, compreso la vecchia Europa.  Vale la pena ricordare che molti programmi hanno prezzi esorbitanti, Windows 7 può costare anche 200 Euro (secondo la versione scelta), Office va dai 99 euro per la versione student fino ai 500 euro della versione professional, i famosi programmi di grafica dell’Adobe come Photoshop e Illustrator nelle versioni più recenti possono costare diverse migliaia di euro.

Lamentele e azioni messe in campo da queste grandi aziende contro la pirateria fanno spesso sorridere se si va ad approfondire l’argomento e servono principalmente a fare cassa. Non è un segreto, infatti, che siano queste stesse aziende le prime a tollerare la pirateria e questo per semplici ragioni economiche legate alle caratteristiche del commercio di beni digitali, la così detta New economy.

La caratteristica principale di un bene digitale è che può essere duplicato con un costo marginale praticamente nullo. Una volta prodotto che in giro ci siano 5 copie o 5 milioni di copie di un software alla casa che lo ha progettato in termini di costo di produzione non cambia nulla. Il danno provocato dalla pirateria non è paragonabile ad un furto, se si deve parlare di danno è per il mancato incasso dei diritti intellettuali dovuti.

Consideriamo poi che tante più persone usano un software, tanto più il valore del software aumenta, è un fenomeno ormai noto, il software diffondendosi diffonde anche uno standard. Word è diventato uno standard grazie alle copie pirata di Office e tutti i sistemi operativi alternativi a Windows come Linux o perfino i sistemi dell’Apple hanno dovuto creare emulatori di Word. Se tutto il mondo usa Word poter mandare un file che sia aperto correttamente da Word è una necessità. Più persone sanno usare Word più è facile che nuovi utenti inizieranno a scrivere con Word e questo vale per qualsiasi software.

Una volta imposto uno standard è difficile far cambiare abitudine ai consumatori, è il fenomeno chiamato “lock in”, la confidenza con un sistema operativo ci porta a preferirlo a prescindere dal prezzo o dalla sua qualità. Non c’è miglior modo di propagare un software che metterlo in circolo gratuitamente ed il beneficio che la pirateria da in questo senso è enormemente superiore al danno. Se anche 1 su mille dei cinesi che usano una copia pirata di Windows passasse a una licenza regolare per Microsoft il profitto sarebbe gigantesco. Il fatto che usino già una copia pirata del sistema è un’ottima garanzia di vendite future.

In Europa la diffusione di Windows è avvenuta esattamente così. I primi sistemi prodotti da Microsoft furono fatti in modo da poter essere piratati con facilità, non è inverosimile, anche se mai provato, credere che copie pirata siano state diffuse dalla stessa azienda. Ultimamente Microsoft ha deciso di permettere gli aggiornamenti automatici di Windows 7 anche alle copie pirata, essere lo standard è molto più importante che combattere la pirateria.

Questa politica è adottata da quasi tutte le software house. E’ inverosimile credere che si possa acquistare un programma pagando diverse migliaia di euro senza essere sicuri di saperlo usare. E’ il caso dei software per la grafica di Adobe. Parlando con gli studenti degli istituti di design di Roma e Milano scoprirete che nei computer della loro scuola sono installati programmi con licenze regolari, licenze di tipo “student” con delle limitazioni rispetto alle versioni professionali, ma tutti, per fare i compiti a casa, utilizzano copie di Photoshop, Illustrator e Flash kraccate. Non potrebbe essere altrimenti e l’Adobe lo sa ma non gli dispiace affatto. Ogni studente che impara a usare uno dei suoi software è un consumatore fidelizzato che una volta entrato nel mondo del lavoro userà o acquisterà programmi con una regolare licenza.

Ballner si lamenta pubblicamente ma in privato brinda alla pirateria!

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