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Bufale on-line, la propagazione delle notizie sul web.

Dopo aver letto questo articolo non ti farai più abbindolare dalle bufale sul web.

bufale-onlineLo spunto per questo articolo mi è arrivato da un caso di cronaca recente. Uno studente sicuramente molto sveglio ma poco responsabile, ha cominciato a spacciare bufale razziste on-line. I titoli dei suoi articoli erano GRIDA di terrore e andavano a toccare le corde delle nostre paure più irrazionali, in particolare la paura del diverso e dello straniero. Ecco alcuni esempi:

“Catania, 15enne bruciato vivo. Massacrato perché cristiano”

“Roma: extracomunitario tenta di stuprare bambina. Interviene un passante…”

In una intervista rilasciata all’Espresso, dopo che la polizia postale aveva chiuso il suo blog con l’accusa di istigazione all’odio, il ragazzo ha dichiarato di non essere razzista, il suo intento era semplicemente di guadagnare soldi. Potete leggere l’intera intervista qui:

http://espresso.repubblica.it/attualita/2015/10/15/news/vi-racconto-come-ho-fatto-soldi-a-palate-spacciando-bufale-razziste-sul-web-1.234576

Un passaggio che mi ha particolarmente colpito è quello in cui l’autore di questi articoli dice di essersi ispirato ai discorsi di un famoso politico che utilizza la paura per lo straniero per aumentare la sua popolarità. Su questo aspetto si potrebbe scrivere un libro, la paura e l’odio per il diverso sono stati spesso parte delle strategie utilizzate per influenzare le masse e i politici conoscono benissimo le dinamiche che la paura può innescare.

Adesso però vorrei fare qualche riflessione su un fatto, il ragazzo dice di non essere razzista e sapete, io gli credo, il suo scopo era fare soldi, le bufale razziste sono state un mezzo e non un fine, chiaramente questo non lo giustifica in nessun modo. Però ci da l’opportunità di capire come sia possibile guadagnare denaro mettendo in giro assurdità.

Come funziona la propagazione delle notizie On-line?

Essenzialmente la propagazione delle notizie on-line avviene su tre canali:

  • Siti di informazione autorevoli
  • Google
  • Social Network

Vediamoli uno ad uno:

Siti di informazione autorevoli

I siti di informazione autorevoli sono i siti che operano con un metodo giornalistico, sono ad esempio la CNN, la BBC, i siti web dei quotidiani o magazine. Sempre più spesso anche loro si lasciano tentare dal mettere in giro notizie sensazionalistiche per fare audience ma, rimanendo sul teorico, questi siti dovrebbero seguire regole simili a quelle dei giornali cartacei e applicare un controllo sulla fonte della notizia. Gli articoli sono scritti da giornalisti professionisti e firmati, ogni giornalista, come anche la redazione del giornale, è responsabile di ciò che pubblica e dovrebbe fare da garante nei confronti dei lettori.

Google e la propagazione delle notizie.

Tutto ciò che compare tra i risultati di ricerca di Google ha una gigantesca visibilità, in particolare ciò che compare nelle prime posizioni. La mole di dati e notizie che Google seleziona tra i suoi risultati è tale da rendere impossibile un controllo umano su ciò che viene restituito come risultato. La conseguenza è che spesso viene premiato il risultato più popolare o più linkato da altri siti web, senza che ci sia un controllo di merito sul contenuto. Negli anni il motore di ricerca ha elaborato una serie di strategie, regole e automatismi per evitare che ciò accadesse, ad esempio per entrare in Google News serve un accredito, ma rimane comunque impossibile per Google controllare ogni singolo contenuto web.

Social Network e propagazione delle notizie.

Attraverso i social network si può ottenere il così detto effetto virale. Tutti i social premiano con una maggiore visibilità o propagazione i contenuti che hanno un maggior numero di interazioni (condivisioni, like, retweet, share, commenti, etc.). Alcuni Social si sforzano di applicare un controllo umano sui contenuti propagati ma vista la mole di dati è impossibile applicare un controllo sistemico. Inoltre in molte realtà questo controllo potrebbe essere utilizzato per applicare la censura. Ne deriva un sistema che premia non la notizia ma la sua popolarità. Basta un titolo accattivante o pauroso e una immagine azzeccata e molti utenti ricondivideranno o commenteranno senza nemmeno leggere, dando una visibilità enorme alla bufala.

Spesso la popolarità data ad alcune notizie, anche false, ottenuta attraverso Google e i Social Network induce in errore perfino i siti di informazione più autorevoli che riprendono la notizia e la divulgano come vera. Il cerchio si chiude.

A questa analisi però manca ancora un pezzo importante. Che cosa è che spinge alcune persone a immettere in rete notizie false? Una risposta scontata potrebbe essere: per propaganda. Vero e in molti casi è così, ma la verità è che la maggior parte delle volte il fine è semplicemente il denaro. Ricordate lo studente e le bufale razziste?

La pubblicità, l’oro di internet.

La pubblicità on-line funziona assegnando ai gestori dei siti web un premio in denaro per ogni click ricevuto su un annuncio pubblicitario. I siti web di informazione e i blog ospitano annunci dinamici (cambiano in base all’utente) e per ogni click che l’annuncio riceve, il gestore del sito viene premiato. La ricompensa per click è variabile ma sempre dell’ordine di poche decine di centesimi di euro. Per guadagnare cifre considerevoli bisogna avere moltissimi click, ovvero moltissimi utenti che visitano la pagina. Ecco perché per ottenere traffico sulla propria pagina si è disposti a tutto, anche a spararle grosse.

Internet è una risorsa inestimabile, una porta di accesso su informazioni altrimenti molto difficili da reperire, questo però NON giustifica un approccio acritico nei confronti di ciò che si legge. Ogni volte che leggete qualcosa ricordatevi di accendere il cervello, controllate la fonte, sottoponete ciò che leggete a verifica cercando riscontro su più di un sito web, meglio se su siti web autorevoli. Ricordatevi che chi scrive ha probabilmente un fine 😉 non palese o espresso, essere coscienti di questo vi aiuterà a incastonare meglio la notizia in un contesto.

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